Dopo il convegno del 28 marzo e oltre - documento
#Sindemia0202 è stato un primo esperimento verso la costruzione di un punto di vista politico collettivo sulla pandemia e sul suo carattere sindemico, ossia di sovrapposizione di aspetti biologici e sociali che impongono una molteplicità di prospettive e sfumature per cogliere la crisi che caratterizza il nostro presente.
Dalla discussione tra le varie sessioni è emersa la necessità impellente di rivoluzionare il sistema sanitario non solo in contrapposizione alle riforme che negli ultimi decenni hanno progressivamente eroso molti degli aspetti più importanti dalla fondazione del SSN nel 1978 con tagli e privatizzazioni (solo per menzionare alcuni aspetti), ma anche ripensando in chiave futura una nuova sanità che parta dalle nuove dimensioni sociali, dalle lavoratrici e dai lavoratori, dai territori. Il costo in vittime e sofferenze causato dal Coronavirus ha messo in luce l'inaccettabilità del sistema evidentemente mortifero che è stato mano a mano istituito negli anni e per questo è stato possibile mettere in relazione molte realtà che dal Sud al Nord Italia hanno costruito esperienze di lotta, alternativa, mutualismo e conflitto in quest’anno pandemico. Diversi interventi hanno cercato di proporre chiavi di lettura ecologiste e femministe per approfondire in modo multidimensionale e intersezionale la lettura della sindemia. Sono stati condivisi saperi scientifici sul Covid-19, su come il virus ha effettuato il 'salto di specie' e in che modo il contagio si propaga divenendo pandemia. La discussione di tali conoscenze ha evidenziato una volta di più il legame esistente tra il verificarsi di simili epidemie e la mano umana sul pianeta, dunque la sempre più conclamata insostenibilità del modello di sviluppo attuale. Le relazioni di scienziate e scienziati, medici, ricercatrici e ricercatori hanno infine rilevato la prospettiva occidentalocentrica e di inaccettabile profitto che si gioca nella partita sui vaccini e le cause di lungo periodo dell’insorgenza pandemica senza affrontare le quali non sarà possibile trovare risposte di lungo periodo.
Le decine e decine di relazioni hanno visto misurarsi, con differenze ma all’interno di quello che ci pare un quadro sostanzialmente condiviso e che sicuramente andrà ulteriormente arricchito, esperienze molteplici: associazioni, reti sulla salute, sindacati, ricercatrici e ricercatori, realtà di attivismo sociale, assemblee territoriali, spazi sociali. Un’ecologia organizzativa che ci pare sia importante preservare e valorizzare con una logica di lungo periodo, come dalle premesse che hanno condotto alla costruzione di questo convegno. Una discussione che ambisca a costruire coordinate, sapere, strumenti per affrontare la sindemia, forme di mobilitazione e processi di cambiamento, che ci piacerebbe contribuire a ispirare, realizzare e sostenere nei prossimi mesi.
Alcuni interventi hanno posto l’importanza di costruire iniziative che già dalle prossime settimane possano dare visibilità a percorsi e istanze sulla salute, nell’ottica molteplice con la quale si sta cercando di costruire il concetto. Si è discusso di varie vertenze territoriali e di campagne nazionali sulla salute, così come di iniziative europee sulla cancellazione dei brevetti sui vaccini e sull’ostruzione ai profitti sulla pandemia. È stata proposta la data del 7 aprile, il World Health Day, come momento di iniziativa a partire dalla questione sanitaria e dei vaccini. Ed è stata indicata la presenza del G20 sulla salute (il “Global Health Summit” del 21 maggio) in Italia come possibile ulteriore momento per costruire mobilitazione su questi temi. Ci paiono tutti momenti e percorsi utili per contribuire a costruire un piano di iniziativa che dovrà misurarsi sulla capacità di connettere anche in altri contesti le varie istanze e punti di vista emersi dal convegno.
Nei prossimi giorni riporteremo sul sito i video e le trascrizioni di tutte le sessioni del convegno, e invitiamo a segnalarci materiali utili che potremmo inserire. Ci piacerebbe pensare a un secondo grande convegno nazionale, magari in presenza, per l’autunno, e stiamo lavorando su un confronto a livello europeo per i prossimi mesi.
Insomma, la strada per costruire una via d'uscita alternativa dalla sindemia – che alla gestione neoliberista dell'emergenza sanitaria e dei vaccini opponga un nuovo concetto di salute - è sicuramente ancora molto lunga, ci sono tante conoscenze da costruire e mettere in sinergia, tante istanze da approfondire e costruire, tante mobilitazioni da sviluppare. Dai territori in cui viviamo e dalle molte relazioni che abbiamo ascoltato, però, ci sembra emergere chiaramente la necessità di trovare insieme una via d'uscita diversa dal ritorno alla normalità che ci viene promesso: per poter vivere bene servono una vera prevenzione, ovvero non basta una medicalizzazione continua delle comunità, con più esami, più farmaci e più prestazioni sanitarie - approccio sotteso alla mercificazione della salute - bensì serve una cura di tutti quei fattori (sociali, psicologici, economici e ambientali) che concorrono al benessere individuale e collettivo, e una nuova sanità solidale, il più possibile territoriale e di prossimità, che possa guardare ai bisogni delle persone e non a profitti, razionalizzazione e burocrazia.
Speriamo che #Sindemia0202 possa essere stato un tassello utile per contribuire a costruire un percorso collettivo che possa ambire a misurarsi per davvero sulle condizioni attuali e sulla loro trasformazione.
Rimaniamo connessi e a presto!