Intervento di Ernesto Burgio. La prima pandemia dell'antropocene

Ernesto Burgio
28.03.2021

Allora molto rapidamente, già il titolo lo dice, io sono quasi fuori tema; nel senso che io farò rapidamente una corsa attraverso le diapositive per dire che questa pandemia appunto è una pandemia annunciata da vent'anni e una pandemia conseguente al modo in cui noi stiamo disintegrando - e questo è l'antropocene - l'ecosfera del pianeta terra, la biosfera. Vi faccio subito, fin dall'inizio, notare alcuni dati perché appunto questo era un convegno caduto ieri ma io faccio correre alcune immagini. Guardate questi due grafici a sinistra: vedete immediatamente come l'onda della pandemia è stata una. Non è vero che ci sono state varie ondate nel mondo, ce n'è stata una sola. É cresciuta la diffusione sia per quanto concerne i casi sia i decessi fino ai primi di gennaio. Poi come vedete é interessante che stava veramente riducendosi notevolmente nel giro di 20 giorni sia il numero dei casi che dei decessi. Questo è un punto fondamentale; ebbene da venti giorni stiamo ricominciando a crescere. Allora questo dato, che a mio parere è molto indicativo, si sposa anche con questo secondo. Se voi andate a vedere i dati nei paesi occidentali, abbiamo in generale dai 500 ai 2.000 morti per milione di abitanti con Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Brasile e ancora peggio Belgio, Cecoslovacchia e Slovenia. Quindi veramente tassi di letalità (e adesso anche possiamo dire ormai di mortalità) altissimi. Al contrario i paesi asiatici hanno tassi di mortalità che vanno da uno per milione di abitanti nel Vietnam a tre in Cina fino a 30 a Cuba, insomma, siamo a livelli di mille volte inferiori. Allora questo è il primo dato su cui dobbiamo riflettere. La scelta di puntare tutto sui vaccini tipicamente (cioè proprio tipica) della mentalità della medicina occidentale è a mio parere sbagliata. Vediamo un po', tra i vari fattori (ovviamente anche qui corro: deforestazione, cambiamento climatico, wet markets, megacities, eccetera) che stanno stravolgendo da 20 anni la biosfera tra tutti i dati che conosciamo, questo lo conosciamo meno ma è importante. Il 60% degli animali sulla terra ormai sono animali da allevamento. Soltanto il 4% sono animali liberi in natura, e già questo la dice lunga. Non è da stupirsi quindi se le zoonosi continuano ad aumentare, se i virus potenzialmente pandemici continuano a fare spillover pericolosissimi. Questi sono gli allarmi degli ultimi decenni, ma soprattutto dell'ultimo decennio. Ricordiamo tutti che negli allevamenti d'Europa siamo pieni di H5N1, H5N8, H5N9, H7N1, H7N7, H9N2: i più pericolosi orthomyxovirus influenzali che ci possiamo trovare in mezzo - veramente hanno tassi di letalità potenziale 20 volte superiori a Sars-Cov-2 - ecco, dobbiamo partire da qua.
 
Si può pensare in una situazione come questa di fermare tutto con farmaci e vaccini? Noi sappiamo tra l'altro che il pipistrello ha sostituito le popolazioni aviarie come serbatoio naturale dei virus pandemici, sappiamo anche questo da 15 anni - ovviamente do per scontato che molti di voi sappiano tutto, ma io faccio solo un indice di tutto questo. Sappiamo che il pipistrello è un serbatoio naturale molto più pericoloso che non gli uccelli, perché è un mammifero - quindi sui virus sono molto più affini a noi. Ebola, Marburg, Nipah, Hendra, i BAT-CoV, insomma sono tutti virus potenzialmente letali e pandemici. Gli animali che ormai trasportano in giro questi virus sono tanti: guardate, questi sono gli animali che hanno già il coronavirus e che alcuni di voi conoscono. Per esempio, il visone è stato già dimostrato pieno del Sars-Cov-2.
 
Allora, a questo punto, questi allarmi son serviti in questi anni? Assolutamente no! Soprattutto i paesi occidentali si sono lasciati trovare totalmente scoperti. Questo è stato il primo articolo che ho scritto in aprile, in cui notavo come l'Italia fosse il primo paese colpito, ma come i casi di Sars-Cov-2 in gennaio fossero già in tutto il mondo. In tutto il mondo significa Canada, Francia, Australia, Brasile, tutto il mondo. Quindi già alla fine di gennaio eravamo in una situazione in cui un virus potenzialmente pandemico e molto contagioso girava per il mondo. A febbraio, come vedete, la società italiana di pediatria preventiva e sociale aveva messo in campo una richiesta di elaborare un piano pandemico (perché come tutti sapete non c'era); ogni tre mesi l'ho riproposta inutilmente con soprattutto il tracciamento, definito come unica strategia per fermare le catene dei contagi. Nel frattempo, i paesi asiatici avevano fermato la pandemia e si era trasferito l'epicentro prima in Europa e poi nelle Americhe - tutto questo lo sapete.
 
Due o tre punti essenziali sul virus. Primo: 6-8 mutazioni fin dall'inizio dalla sequenza di gennaio sulla proteina spike, essenzialmente nei siti dove uno se le poteva aspettare; e io non dico nulla, vi faccio solo notare che di queste mutazioni ce n'è una mai chiarita che è un sito polibasico di clivaggio molto simile a quello dei flu viruses - di H5N1 per intenderci - che non è in nessun BAT-Coronavirus. Questo è un punto su cui ovviamente non mi soffermo, ma è un punto chiave per dire da dove è venuta fuori tutta la [[clanistica]] che gira per il mondo - tutte le ricostruzioni filogenetiche si fermano a questo. Punto due, non c'è un virus chiaramente capostipite di quelli di Wuhan di quelli che girano per il mondo.
Ora tutto questo cosa significa? Significa che noi abbiamo in occidente trascurato enormemente il problema. Soprattutto dopo l'estate, quando tutta una serie di personaggi (a mio parere scriteriati) dicevano "non ci sono problemi!". Guardate come si stavano profilando gli aumenti in tutta Europa, guardate cosa è successo dopo che noi inutilmente abbiamo riproposto a settembre di fermare le catene dei contagi. Altra chiave fondamentale, molti di voi avranno letto questo articolo importante di Horton su The Lancet - il quale sostiene che non è solo una pandemia ma è una sindemia. Condivisibile a mio parere, ma attenzione: sindemia nel senso non che muoiono, come dice Horton, le persone più fragili e gli anziani. In realtà muoiono soprattutto le persone che hanno una disfunzione endoteliale - cioè obesi, diabetici, arteriosclerotici, ipertesi - e questo perché proprio nel nord del mondo, a mio parere, è importante considerare che si muore non perché il virus sia particolarmente virulento; ma perché scatena delle reazioni immuno-infiammatorie in questi soggetti. Quindi tutti i soggetti in cui il virus, se trova le arteriole a livello sistemico già infiammato, scatena reazioni paradossali perfino nei bambini. Voi tutti sapete che ci sono state già descritte delle sindrome simil-Kawasaki o Mis-C - e non entro ovviamente nei dettagli, non abbiamo il tempo.
 
Ora, qual è l'altro fattore fondamentale? É il particolato ultrafine. Le aree in cui il virus è dilagato (soprattutto in Europa, ma anche nelle Americhe) sono quelle più inquinate in cui c'è il particolato ultrafine. Bene, noi sappiamo da vent'anni che nelle aree in cui c'è il particolato ultrafine noi abbiamo 7-10 milioni di morti ogni anno in più. Ora tutto questo cosa significa? Significa che il particolato ultrafine agisce come massimo alleato, come co-fattore di questo virus. Penetra in tutti i vari sistemi dell'organismo e dove trova già una disfunzione microvascolare, un'infiammazione sistemica, scatena una reazione immuno-infiammatoria.
 
Inoltre il virus entra attraverso il nervo olfattivo, raggiunge il sistema nervoso centrale - la disosmia è solo un evento minimo, che però chiarisce questo fatto - ebbene la long covid in buona parte, che continua a diventare una minaccia significativa, potrebbe significare che il virus penetra nel sistema nervoso e potrebbe addirittura aprire la porta a malattie neurodegenerative. Per finire, il virus passa nella placenta meno di Sars-CoV-2 di Sars-CoV-1 del 2002 e meno di Mers-CoV; ma tutti sappiamo che questo significa poco perché citochine, anticorpi e stress materno da covid danneggiano potenzialmente il feto - e quindi bisognerà nei prossimi anni tenerne conto. Ora tutto questo per dire che, se l'occidente ha puntato tutto sui vaccini e sui farmaci, ha fatto un errore fondamentale. Cioè vaccini e farmaci possono essere una parte importante di una strategia complessiva; ma se non si fermano le catene dei contagi non saranno certo i vaccini a farlo per mille criticità che gli altri colleghi sicuramente verranno a sottolineare. Prima di tutto il continuo aumento di varianti - questa che voi tutti conoscete è quella inglese, ha 17 mutazioni nei punti chiave; quella sudafricana e quella brasiliana altrettanto. Qui c'è lo spike dei contagi in Gran Bretagna quando ha cominciato a diffondersi. Sicuramente la vaccino-profilassi non fermerà questa diffusione, anzi teoricamente potrebbe creare una pressione selettiva.
 
Questo cosa significa, che non bisogna fare i vaccini? No, il contrario, che però si è fatto troppo in fretta. Le piattaforme vaccinali erano già pronte, bisognava prima fermare le catene dei contagi e poi cominciare a vaccinare a tappeto, quando si era pronti per farlo. Ultimo passaggio, proprio accennato, tra le due piattaforme vaccinali (che sono totalmente diverse, come sapete), per Pfizer e Moderna abbiamo un virus che praticamente non esiste (cioè è una sequenza RNA sintetica), importante come trigger potenziale [sia] di una reazione diciamo immunologica che speriamo para fisiologica; potrebbe essere efficace, ma appunto lo vedremo nel medio-lungo periodo. L'altro invece (AstraZeneca, lo sottolineo) è sicuramente, come tutti sapete, un virus di scimpanzé geneticamente modificato con una spike simile a quella del virus - che però (come del resto anche Pfizer) non è detto che dia un'immunità duratura. Non sappiamo ancora soprattutto (anzi è quasi sicuro di no) che non può collaborare a eradicare la circolazione del virus in quanto di fatto blocca soltanto l'aggancio del virus alle vie aeree; quindi il virus continuerà a circolare come prima, [diventando potenzialmente endemico].
 
Ho detto tutto in modo molto rapido, se si può tornare su alcuni di questi passaggi ne sarei contento. Direi però che il succo del discorso è che noi abbiamo due pandemie che si stanno congiungendo: quella da patologie croniche e quella da patologie infettive, che rischiano di diventare in qualche modo una vera e propria sindemia globale. Non la fermeremo certo con farmaci e vaccini, la fermiamo solo se, come Vietnam, Cambogia, Australia, eccetera fermiamo le catene dei contagi. Non è assolutamente polemica tutto questo, però credo che bisognerà tenerne conto.
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