Ciao a tutti e tutte. Portavoce pensionato, per anni sono stato dirigente della CGIL e prima ancora della funzione pubblica - vedo Andrea Filippi in collegamento. Io non vorrei soffermarmi sul lungo elenco dei disastri che la pandemia ha prodotto per quanto riguarda l'assistenza socio.sanitaria, perché l'elenco potrebbe portarmi via tanto tempo. Però reputo importante soffermarmi su alcuni punti cruciali del modello organizzativo del sistema sanitario pubblico nazionale che, attenzione, non reggeva né ieri e né tantomeno con la pandemia. Io ho preso a riferimento tre punti luce per evidenziare quello che non va bene. Il primo è un recente lavoro del professor Ernesto Burgio che sarà presente oggi pomeriggio. Il secondo punto luce è quello dell'ultimo libro del professor Ivan Cavicchi dal titolo
La sinistra e la sanità. Da Bindi a Speranza e in mezzo una pandemia. Terzo punto: l'audizione del ministro Speranza davanti alle due commissioni di Camera e Senato del 17 marzo scorso, quindi circa undici giorni fa.
Il professor Ernesto Burgio ha dimostrato scientificamente che la pandemia non è un evento accidentale e/o imprevisto, ma un dramma lungamente annunciato e che potrebbe ripetersi, essendo questa pandemia il prodotto di una crisi ecosistemica causata dalla guerra irresponsabile contro la natura: deforestazioni, agricolture e allevamenti intensivi, inquinamento dell'intera ecosfera, urbanizzazione e crescita senza freni di immense megalopoli eco-insostenibili. Pertanto, finché si continuerà con tali dinamiche é chiaro che la pandemia o alcuni movimenti consequenziali alla pandemia non saranno in continuità. E quindi sono anch'io convinto che i vaccini non possano essere l'unica soluzione per la lotta e per la sconfitta della pandemia o delle future pandemie. Invece il professor Cavicchi afferma che la sanità rischia di finire male non a causa di suoi problemi, ma solo perché il soggetto politico oggi è inadeguato ed è incapace di pensare ad una proposta radicale.
Quali sono queste criticità a mio avviso più rilevanti di questi quarant'anni e oltre? Il binomio pubblico-privato; il binomio diritto-risorse; universalismo-diseguaglianze; sanità-medicina; efficienza-risultati; dipendenza-autonomia. E qual è stata la risposta a tali contraddizioni? L’avete detto bene voi. Quasi tutti gli interventi di oggi si sono soffermati: primo, la risposta della politica è stata aprire al privato; la seconda, l'introduzione dell'azienda; la terza, la messa in crisi delle professioni sanitarie. Hanno ragione Micheli, Filippi ma anche il giovane che è intervenuto stamattina rispetto all'imbuto formativo. E il peggio: riaperture delle mutue, fondi sanitari, regionalismo differenziato, il diritto alla cura economicamente condizionabile. Ecco io penso purtroppo che l'intera sinistra oggi sia priva di un pensiero riformatore, né tantomeno di una ipotesi di costruzione - e qui mi rivolgo pure al mio sindacato, la CGIL - di una messa in campo unificante di mobilitazione o di conflitto. Guardate, non se ne può più. Non è possibile più stare fermi. E le prove le abbiamo tutte, anche nel mitico nord est (l'ex locomotiva) che a fronte del fallimento della Lega di contenere minimamente la pandemia, nulla è stato messo in campo. Io ricordo assieme ai compagni del Caracol, degli altri centri sociali e dei partiti piccoli della sinistra, le giornate di mobilitazione, però ahimè da solo. Però abbiamo supplito a un silenzio assordante di cui non si poteva assolutamente non tener conto. E poi c'è un'altra questione di cui sono tremendamente incavolato: è la questione del welfare aziendale. Guardate, nell'ultimo contratto collettivo nazionale di lavoro siglato dalle confederazioni metalmeccanici del 2021-2024, non solo si prevede il pilastro dell'assistenza medico sanitaria integrativa ai dipendenti metalmeccanici, ma addirittura si proroga anche per quanto riguarda i pensionati del comparto. E quindi capirete che anche questo elemento mette in crisi l'universalismo del sistema.
E poi il terzo punto luce. Speranza dice davanti a commissione sanità Camera e Senato, non solo sul tema della pandemia ma lui dice: «io presento un piano per il futuro della sanità in cinque assi: interventi da realizzare sul territorio; connessione tra salute, ambiente e animali; l'ospedale; rivisitazione del decreto ministeriale 70 del 2015 - che oltre ad individuare le tipologie di ospedale mette che in Italia non si può splafonare per quanto riguarda la quantificazione dei posti letto i 3,7 per ogni mille abitanti -; la questione della digitalizzazione; quinto, gli investimenti in ricerca e sviluppo». Quindi ancora una volta siamo in presenza di finanziare, perché stavolta i soldi ci sono. Stanno premendo sul Recovery Fund non più secondo le proposte del settembre scorso di Speranza, però qualche soldino c'è. E va bene. Poi c’è la questione del MES. Quindi capite che oggi la politica è tutta tesa a rifinanziare il più possibile, e siamo d'accordo, ma assolutamente non intende risolvere le criticità del sistema socio-sanitario (le criticità storiche).
Quindi io penso, per chiudere l'intervento, che oggi occorre sicuramente l'unificazione di coloro che hanno capito e che si propongono per modificare completamente, Cavicchi dice, “la quarta riforma dopo quella del ‘78, del ‘92, del ‘99” - che le ultime due ovviamente non sono state riforme ma sono state contro-riforme. E la seconda [cosa che occorre]: un nuovo modello di sistema socio-sanitario, dove i principi fondamentali - l'universalità, l'eguaglianza, l'equità - siano elemento di diritto alla salute e non assolutamente di compatibilità finanziaria. Oggi abbiamo Draghi. Alla fine se c'è un barlume di luce della pandemia noi rischiamo, soprattutto con l'aumento della disoccupazione e dei posti di lavoro, che la fiscalità generale venga messa in crisi proprio perché ci sono pochissimi lavoratori che finanziano il servizio sanitario nazionale. Grazie.